Il peso dipende dai geni o dall’ambiente?

Il peso dipende dai geni o dall’ambiente? La componente genetica e la “costituzione” individuale contano solo in piccola parte sul peso, ma esistono numerosi fattori ambientali che possono influenzarlo e che possono essere modificati per ottenere salute e benessere.

Alimentazione

Lo stile di vita dei giorni nostri ha subito notevoli cambiamenti rispetto anche solo a qualche decennio fa. Se si pensa all’alimentazione, è facile notare come siano sempre più disponibili cibi di basso valore nutrizionale. Per mantenere i costi bassissimi e competitivi, l’industria alimentare adotta strategie commerciali che prevedono di procurare ingredienti semplici a bassissimo costo (mono- di- gliceridi degli acidi grassi, glucosio, sciroppi, sale) e combinarli per creare cibi confezionati. Questi ingredienti semplici possono essere acquistati in grandissime quantità, abbattendo quindi i costi, possono essere utilizzati in combinazioni diverse per molti prodotti finali differenti, riducono i costi di approvvigionamento e lavorazione rispetto alle materie prime naturali deteriorabili e stagionali. Le etichette dei prodotti sono la prova che gli alimenti veri e propri sono sempre meno presenti nei cibi pronti che compriamo. Dalle pubblicità capiamo che le industrie cercano di proporre lo stesso gusto dei piatti tradizionali, ma con ingredienti industriali; non sempre ci rendiamo conto che dietro ad ogni cibo pronto c’è moltissima ricerca industriale, pubblicitaria e di marketing. L’industria alimentare non esita ad invitare al consumo attraverso pubblicità accattivanti, promozioni, sconti, concorsi a premi, sfruttando il concetto del cibo pronto, comodo, di facile preparazione, che allevia la fatica di reperire le materie prime e cucinarle da sé. Inoltre, per le strade sono sempre più diffusi bar, fast food, botteghini, chioschi che mettono a disposizione in qualsiasi luogo e orario qualcosa che possa stuzzicare l’appetito e la golosità. In questo modo le persone delegano a terzi la responsabilità di scegliere che cosa mangiare, come cucinarlo e in quali quantità. In un ambiente sempre più frenetico e dai tempi stretti, la comodità vince. Inoltre sembra un’assurdità ma oggi i cibi sani, naturali, biologici, sono molto più cari. Sono passati dall’essere i cibi dei poveri ai cibi dei ricchi. I cibi per i poveri sono poco salutari, e paradossalmente i poveri hanno meno soldi per curarsi, così persistono più a lungo le malattie croniche, alimentando le industrie farmaceutiche e le spese sanitarie.

Attività fisica

Il crescente benessere economico dei paesi occidentali può essere all’origine di un maggiore consumo di cibo, che determinerebbe un incremento di frequenza dell’obesità, ma oltre a questo un altro fattore, la sedentarietà, può concorrere in maniera decisiva a rendere più diffuso l’eccesso di peso. Fin da bambini, nell’orario scolastico è prevista la pratica di attività fisica, ma si tratta generalmente di poche ore alla settimana, non sufficienti a garantire uno stile di vita attivo e sano. Al di fuori della scuola molte famiglie non hanno il tempo o la disponibilità per stare con i figli all’aria aperta a fare movimento o di portarli a praticare uno sport durante la settimana. Se a questo si aggiunge anche l’ampia e preoccupante diffusione di cellulari e videogiochi, è chiaro che il tempo da dedicare al movimento si riduce considerevolmente. Discorso analogo vale per gli adulti, infatti, per i comuni spostamenti ormai si utilizza quasi sempre l’automobile e le attività lavorative generalmente prevedono minor sforzo fisico che in passato.

Da questo punto di vista servirebbe un’azione educativa ampia e diffusa, che coinvolga specialmente bambini e adolescenti: creazione di un curriculum scolastico che includa alimentazione sana, attività fisica e immagine corporea, aumento delle sessioni per l’attività fisica e lo sviluppo delle abilità di movimento fondamentali durante la settimana scolastica, miglioramenti della qualità nutrizionale dell’approvvigionamento alimentare nelle scuole, ambienti e pratiche culturali che supportino i bambini che mangiano cibi più sani e che sono attivi in ​​ogni giorno, supporto per insegnanti e altro personale per l’implementazione di strategie e attività di promozione della salute, supporto dei genitori e attività a domicilio che incoraggino i bambini a essere più attivi, a mangiare cibi più nutrienti e a passare meno tempo in attività davanti allo schermo.

Fattori psicologici

Alcuni studi hanno analizzato la rilevanza delle problematiche psicologiche nelle obesità infantili e illustrato il ruolo delle dinamiche familiari nel favorire sia la comparsa e il mantenimento della patologia, sia l’eventuale fallimento di una pur corretta terapia dietetica. Identificare le cause psicologiche che concorrono all’instaurarsi dell’obesità non è semplice, poiché l’osservazione clinica mostra una popolazione eterogenea non inquadrabile unitariamente, né dal punto di vista del comportamento alimentare né da quello più strettamente psicologico e sociale. In ogni caso, sembrerebbe che le madri dei soggetti obesi tendano a fare della famiglia il proprio esclusivo centro di interesse e a dedicarsi ai figli con possessività e iperprotezione. Dal punto di vista del comportamento alimentare, si presentano forme di iperfagia globale o elettiva, ipernutrizione limitata ai pasti principali, o continua sotto forma di spiluccamento, sia in bambini che colpiscono per la loro inattività, isolamento e ritiro dagli interessi sociali, sia in bambini con una vita di relazione adeguata.

Microbiota intestinale

Secondo numerose evidenze scientifiche, un ulteriore fattore di rischio per obesità sarebbe il microbiota intestinale, ovvero è l’insieme di microorganismi simbiontici che convivono con l‘organismo umano senza danneggiarlo (flora intestinale). A parte il fatto che i miliardi di microbi presenti nell’intestino contribuiscono a determinare il peso totale dell’organismo, i cambiamenti nella diversità e nella composizione microbica sono sempre più associati a diversi stati patologici tra cui obesità e disturbi comportamentali. Il microbiota associato all’obesità altera la raccolta di energia dell’ospite, l’insulino-resistenza, l’infiammazione e la deposizione di grasso. Inoltre, il microbiota intestinale può regolare il metabolismo, l’adiposità, l’omeostasi e l’equilibrio energetico, nonché l’appetito centrale e la segnalazione di ricompensa alimentare, che insieme svolgono ruoli cruciali nell’obesità. Alcuni ceppi di batteri e dei loro metaboliti potrebbero colpire il cervello direttamente tramite stimolazione vagale o indirettamente attraverso meccanismi immunodeuroendocrini. Pertanto, il microbiota intestinale sta diventando un bersaglio per nuove terapie anti-obesità. Sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire l’intricata relazione intestino-microbiota-ospite e il potenziale di strategie mirate intestino-microbiota, come interventi dietetici e trapianto di microbiota fecale. Anche in questo senso un’alimentazione naturale, sana ed equilibrata può diventare una strategia vincente.

Conclusioni

I fattori ambientali implicati nello sviluppo dell’obesità sono numerosi e variabili. I campi di applicazione degli interventi preventivi sono molto eterogenei, ma se integrati e ben coordinati, potrebbero avere un effetto sinergico. La ricerca sulla prevenzione dell’obesità dovrebbe spostarsi verso l’identificazione di come le diverse componenti di intervento efficaci possano essere integrate nei sistemi sanitari, educativi e di cura e ottenere impatti sostenibili a lungo termine.