Dieta contro il gonfiore addominale

Troppo spesso l’alimentazione provoca uno spiacevole gonfiore addominale, con pancia tesa, dura e rotonda, una sensazione di mal digestione e irregolarità intestinale. Di solito tutto ciò si verifica dopo i pasti e aumenta verso sera. Di che cosa si tratta? Esiste una dieta contro il gonfiore addominale?

Escludere che lo stile di vita non sia sano e corretto

Prima di parlare di “dieta” e di pensare che il gonfiore addominale sia determinato da una patologia o “qualcosa che non va”, sarebbe importante chiedersi quali siano le proprie abitudini alimentari e verificare che non ci siano fattori predisponenti come:

  • ritmi molto frenetici e stress che ci impediscono di mangiare con calma e masticare con cura
  • scadente qualità degli alimenti, cibi di origine industriale, molto trasformati e ricchi di ingredienti non genuini,
  • alimentazione molto monotona, basata sempre sugli stessi cibi
  • frequente assunzione di caffè e/o bevande zuccherate e/o alcolici
  • lunghi periodi di digiuno tra i pasti
  • colazione molto scarsa o assente
  • scarsa idratazione
  • sedentarietà

Nel caso in cui si siano esclusi i numerosi fattori predisponenti legati allo stile di vita, ciò che può essersi verificato è un fenomeno di alterata proliferazione della flora batterica intestinale, con conseguenti processi di fermentazione e tutti i sintomi tipici del colon irritabile. Chiaramente è molto importante che, prima di approcciarsi ad una terapia o di sottoporsi ad una dieta, sia stato seguito tutto l’iter medico-diagnostico adatto.

Qual è la migliore dieta per gonfiore addominale?

Se il gonfiore è causato dall’alterazione della flora batterica intestinale, una dieta a basso contenuto di FODMAP è un trattamento terapeutico molto efficace. E’ basato sulla restrizione temporanea e sulla successiva graduale reintroduzione di alimenti (specialmente vegetali) ricchi di carboidrati fermentabili a catena corta.

La dieta povera in FODMAP sembra avere grande efficacia nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile, del morbo di Crohn, della colite ulcerosa e di altre patologie che colpiscono il colon in modo cronico o ricorrente. Durante il percorso sono importanti la supervisione e il monitoraggio del medico e del dietista per: valutare l’evoluzione dei sintomi digestivi durante le fasi della dieta, eventualmente accompagnare la dieta con la adeguata integrazione, definire il tempo di persistenza nella fase di esclusione e accompagnare la reintroduzione degli alimenti ricchi di FODMAP.

Cosa sono i FODMAP?

FODMAP è un acronimo che nasce dalle iniziali in lingua inglese dei composti che la dieta intende eliminare temporaneamente: oligosaccaridi (comprensivi di frutto-oligosaccaridi FOS e galatto-oligosaccaridi GOS), disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili. Si tratta di carboidrati a catena corta fermentabili nel colon dal microbiota intestinale.

Questi carboidrati FODMAP sono assorbiti nell’intestino tenue in modo variabile e secondo la predisposizione individuale e in genere richiamano acqua nel lume intestinale. Per esempio, nei soggetti che soffrono di sindrome del colon irritabile (IBS), la digestione dei FODMAP è peggiore e ridotta rispetto agli individui sani.

Perché il gonfiore?

I FODMAP che non riescono ad essere assorbiti nel primo tratto intestinale, arrivano intatti nel colon dove diventano un perfetto substrato per la crescita dei batteri colonici. La loro rapida fermentazione da parte del microbiota genera gas, gonfiore, dolore addominale e può anche causare diarrea. Tutte queste condizioni costituiscono la sintomatologia della sindrome dell’intestino irritabile e altri disagi che colpiscono il colon in modo cronico o ricorrente (come morbo di Crohn o colite ulcerosa).

Pertanto, eliminando i FODMAP dalla dieta di soggetti con disturbi intestinali, e sempre escludendo la possibile esistenza di specifiche intolleranze alimentari, si attenuerebbe l’irritazione del colon stesso e conseguentemente la sintomatologia che li caratterizza, come dolore, gonfiore, gas, diarrea e / o stitichezza.

Come funziona la dieta?

I passi fondamentali da seguire sono:

  1. Chiedere il parere del Medico e del Gastroenterologo per confermare la diagnosi
  2. Andare da uno specialista in nutrizione che sappia prima di tutto indirizzare verso uno stile di vita sano ed equilibrato, successivamente affiancare le fasi della dieta FODMAP, per ultimo valutare la necessità di impostare un’integrazione di sostegno specifica

Le 3 fasi della dieta FODMAP

La dieta FODMAP consiste in tre fasi:

  • FASE 1 di eliminazione
  • FASE 2 di reintroduzione
  • FASE 3 di dieta libera e stile di vita sano

La prima fase di eliminazione esclude tutti gli alimenti ad alto contenuto di FODMAP e dura un tempo limitato, che può variare tra le 2 e le 6 settimane. Nella fase di reintroduzione i cibi, dapprima esclusi, vengono reintrodotti gradualmente e attraverso un diario alimentare viene valutata la ricomparsa di sintomi digestivi. Nella terza fase si ritorna ad una dieta libera e ad uno stile di vita regolare, sano ed equilibrato.

Alimenti ricchi di FODMAP

La dieta FODMAP dev’essere limitata ad un breve periodo poiché prevede di escludere molti alimenti prevalentemente vegetali che di solito sono salutari, utili e ricchi di nutrienti preziosi:

  • Alimenti ricchi di FOS: frumento, segale, piselli, cipolla, aglio, porri, carciofi, asparagi, broccoli, cavoli di Bruxelles, barbabietole, melanzane, finocchi, indivia, radicchio;
  • Alimenti ricchi di GOS: legumi (fagioli, ceci, lenticchie, soia);
  • Alimenti ricchi di Lattosio: latticini, principalmente latte (mucca, capra, pecora), anche yogurt, formaggio, kefir
  • Alimenti ricchi di Fruttosio: miele, sciroppi, mele e la maggior parte dei frutti tra cui in particolar modo albicocche, ciliegie, nettarine, pesche, prugne, pere,
  • Alimenti arricchiti in edulcoranti come polioli o zuccheri poli-alcoli (sorbitolo, xilitolo, maltitolo e mannitolo)

Naturalmente la dieta prevede di inserire con una rotazione adeguata tutti gli altri alimenti, in modo che sia correttamente coperto il fabbisogno energetico e che non ci siano rischi per la compromissione di un buono stato nutrizionale.