Intolleranza al lattosio

L’intolleranza al lattosio è un disturbo molto frequente, talvolta semplice da riconoscere, talvolta subdolo nelle sue manifestazioni. In che cosa consiste l’intolleranza al lattosio? Si può guarire? Quali alimenti si devono evitare?

L’intolleranza al lattosio è una condizione in cui l’organismo non riesce a digerire completamente lo zucchero presente nel latte. Non si tratta di un disturbo pericoloso, ma è associato a sintomi fastidiosi che possono essere evitati solo limitando il lattosio introdotto con l’alimentazione.

L’intolleranza al lattosio dipende dal deficit di lattasi, un enzima prodotto dalle cellule dell’intestino tenue che si occupa di scindere il lattosio in glucosio e galattosio permettendone l’assorbimento. La carenza di lattasi fa sì che il lattosio arrivi indigerito nel colon, dove i batteri dell’intestino possono produrre fermentazione e dare luogo ai problemi intestinali tipici dell’intolleranza.

L’intolleranza al lattosio può essere una normale conseguenza della crescita, infatti durante l’infanzia i livelli di lattasi diminuiscono naturalmente. In questo caso si parla di intolleranza primaria al lattosio, poiché l’organismo smette di produrre la lattasi. Esiste poi un’intolleranza secondaria (spesso transitoria) che è causata dalla riduzione della lattasi dopo una malattia (come la celiachia, una gastroenterite o una malattia infiammatoria), un intervento, un trauma intestinale o mutazioni dietetiche repentine.

La lattasi, infatti, è un enzima “inducibile”, capace cioè di aumentare o diminuire in rapporto alla quantità di lattosio che deve digerire. In altre parole, quando la dieta prevede abitualmente soltanto una modesta e saltuaria introduzione di latte e latticini, nel momento in cui vengono introdotte quantità significative di lattosio può essere più difficile una sintesi di lattasi adeguata.

I sintomi compaiono a breve distanza dall’assunzione di alimenti contenenti lattosio e includono diarrea, crampi addominali, gonfiore, meteorismo o più semplicemente mal digestione, reflusso, senso di “peso allo stomaco” o di sazietà a lungo termine. La gravità dei sintomi varia in base al quantitativo assunto.

Dove si trova il lattosio?

Il lattosio rappresenta il 98% degli zuccheri presenti nel latte. Un litro di latte vaccino contiene all’incirca 50 grammi di lattosio (5%).

La percentuale di lattosio di un formaggio dipende dal suo processo di fabbricazione e stagionatura. La produzione del formaggio può avvenire aggiungendo al latte del caglio o specifici batteri, in modo da farlo coagulare. Dopo le prime tappe produttive si ottiene una parte semisolida (la cagliata, ricca di caseine) ed una parte liquida (il siero, ricco di proteine e lattosio, da quale si produce la ricotta).

Nei formaggi a pasta dura la maggior parte del siero viene allontanata tramite pressatura; il contenuto in lattosio, già di per sé ridotto, viene ulteriormente abbattuto durante il processo di stagionatura.

I formaggi freschi a pasta molle, invece, si ottengono per coagulazione acida e presentano percentuali di lattosio più elevate. Per questo, occorre testare individualmente la quantità di lattosio tollerata.

Anche nella preparazione dello yogurt vengono aggiunti specifici batteri che fermentano il lattosio, producendo acido lattico. Per questo motivo lo yogurt può essere normalmente assunto da chi lamenta una lieve intolleranza al lattosio, mentre quando il problema è più accentuato il suo consumo è controindicato.

Qual è il rimedio per l’intolleranza al lattosio?

L’unico rimedio a questa intolleranza consiste innanzitutto nell’esclusione del latte tal quale, ma può essere opportuno fare attenzione anche ai suoi derivati (yogurt, formaggi, panna, burro, gelati, dolci, creme).

In caso di intolleranza permanente, in commercio si trova il latte delattosato/ ad alta digeribilità in cui il lattosio si trova già scisso in glucosio e galattosio. In alternativa, si può optare per il latte di soia, di riso, di kamut, di avena o di altri cereali. Spesso queste bevande sono dolcificate con zucchero di canna o altri dolcificanti per poter raggiungere una composizione nutrizionale simile al latte e per migliorare le proprietà organolettiche del prodotto, ma è possibile trovare la versione senza zuccheri aggiunti.

Lo yogurt, grazie alla fermentazione del lattosio operata dai fermenti, è generalmente ben tollerato, così come molti alimenti probiotici (yogurt “speciali” o particolari fermenti lattici liofilizzati). In ogni caso, esistono in commercio yogurt “senza lattosio” in cui sono state escluse anche le minime tracce di lattosio residue. Ben tollerati sono anche i formaggi, specialmente quelli più stagionati, a pasta dura.

Un’attenzione particolare dev’essere posta nei confronti di molti prodotti preparati: creme, dolci al cucchiaio, gelato, panna, burro non chiarificato e bevande a base di latte. Talvolta il lattosio si trova in alimenti come merendine, biscotti, torte, snack, ma anche patate e minestre precotte, salumi e preparati a base di carne, condimenti per insalate, salse e besciamelle.

Non è raro come polvere di lattosio nei granuli omeopatici o come siero di latte in polvere nelle proteine e negli integratori per gli sportivi. In questi casi è preferibile valutare la tolleranza individuale.

Per gli intolleranti al lattosio esistono degli integratori specifici, ovvero gli integratori di lattasi (l’enzima mancante o parzialmente funzionante) che, se assunti poco prima dell’ingestione dell’alimento contenente lattosio, permettono di digerire quest’ultimo. Ma non fanno miracoli, non si può abusarne e non curano l’intolleranza al lattosio! Sono utili per concedersi uno strappo alla regola o quando non siamo sicuri di ciò che ci attingiamo a mangiare.

Chiaramente la tolleranza è strettamente individuale che deve essere valutata con attenzione, in relazione alle proprie abitudini alimentari e al proprio stile di vita. Conoscere bene il proprio corpo è senz’altro la prima strategia vincente per regolarsi a tavola e garantirsi salute e benessere.